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Sterilizzazione e sicurezza, il vademecum dello strumentario sicuro

Non di rado capita che tra le curiosità e gli interrogativi del paziente vi sia quello legato alla sterilizzazione degli strumenti odontoiatrici. Per i “non addetti ai lavori” la domanda è spontanea e legittima e trova, tanto nel paziente che nel dentista, la medesima ragion d’essere, ovverosia la tutela della propria salute.
Questo articolo si propone come breve  sintesi delle procedure di sterilizzazione eseguite all’interno di uno studio odontoiatrico, al fine di informare il lettore più curioso ed il paziente più attento, di renderlo più informato ed anche più consapevole e sicuro.

In primo luogo con “sterilizzazione” si intende l’eliminazione di microrganismi patogeni o, ancor più precisamente, per definizione essa garantisce le condizioni in cui la sopravvivenza degli stessi è altamente improbabile rendendo dunque lo strumento (o l’ambiente) sicuro sia per il paziente che per l’operatore (sia esso il medico odontoiatra che l’assistente).
L’obbligo alla diligenza professionale è regolamentatodall’art. 1176 c.c.e sancisce una serie di procedure cautelati che l’operatore è obbligato ad adottare al fine di non causare danni a terzi. In questa ottica, risulta chiara la necessità di sterilizzare lo strumentario poiché la loro quasi totalità comporta il contatto con mucose o materiale ematico durante gli interventi odontoiatrici: senza dubbio essa costituisce la condizione primaria ed imprescindibile per poter operare, la misura di protezione e prevenzione primaria e tassello importante del codice deontologico medico. 
Nello specifico, il protocollo da seguire (muniti di appositi dispositivi di protezione individuale) prevede cinque principali fasi. Vediamole insieme.

  • DECONTAMINAZIONE
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    Prima ancora di essere puliti , gli strumenti devono essere decontaminati tramite l’immersione in specifici liquidi atti a questa funzione. Si tratta di sostanze chimiche ad azione decontaminante di alto livello e ad ampio spettro.
La decontaminazione è atta a ridurre la carica microbiotica presente sullo strumentario, rendendolo così più sicuro per le successive fasi di manipolazione da parte dell’operatore: per questo motivo essi vengono immersi, con le dovute accortezze, subito dopo lo sgombero del piano operativo. 
La decontaminazione rimuove la maggior parte degli organismi patogeni (non tutti!), rende lo strumento più “innocuo” e prepara le superfici alle fasi successive. Senza una corretta decontaminazione non è possibile una corretta sterilizzazione, seppur eseguita in autoclavi a vapore.
    La decontaminazione chimica può essere effettuata, in alternativa, tramite la termodisinfezione, ovverosia attraverso l’utilizzo di macchinari lavastrumenti appositi  programmati a 93°C per 10 minuti.
  • DETERSIONE

    Una volta decontaminato, lo strumento può essere manipolatoin modo più sicuro per essere pulito. 
E’ questa la fase di spazzolamento manuale atto a rimuovere il materiale organico e lo sporco più grossolano.
    Benchè la detersione manuale sia spesso indispensabile, è possibile utilizzare una vaschetta a ultrasuoni che, tramite l’azione di onde sonore ad alta frequenza, rende possibile il distacco di materiale organico più tenace o presente in zone di più difficile raggiungimento.
  • RISCIACQUO E ASCIUGATURA
    Una volta decontaminati e detersi, è necessario risciacquare abbondantemente lo strumentario al fine di liberarlo da residui organici e chimici che possano creare patine in fase di sterilizzazione.
 La fase di asciugatura è importante per due diversi motivi: da un lato essa permette all’operatore una manipolazione “strumento per strumento” permettendone ilcontrollo, dall’altro libera le superfici da goccioline di acqua che, se presenti, potrebbero creare interferenze nel raggiungimento della temperatura stabilita dal ciclo in autoclave.
  • CONFEZINAMENTO E STOCCAGGIO

    Ogni strumento viene imbustato in apposite confezioni termosigillate che consentono e mantengono la condizione di sterilità. Hanno parte costituita da materiale plastico e l’altra di carta porosa, che in fase di stoccaggio sugli appositi tray, viene rivolta verso l’alto.
  • STERILIZZAZIONE
    E’ la fase ultima del protocollo in questione. Inseriti i n una apposita macchina chiamata autoclave, gli strumenti imbustati vengono processati da un determinato ciclo che, attraverso la creazione preliminare di condizioni idonee (preriscaldo della camera ed espulsione dell’aria), vengono sottoposti all’azione combinata di vapore compresso (a 134°C) e pressione elevata: in questo modo il vapore può raggiungere ed agire negli anfratti, le cavità e sui corpi porosi di materiali tessili.
L’obiettivo è quello di distruggere ogni microrganismo vivente presente, sia esso in fase vegetativa che di spora, patogeno o non patogeno.
    Sono previsti differenti cicli operativi a seconda della presenza o meno di materiali termolabili alle temperature massime.  Durante ogni processo, l’autoclave genera automaticamente un riepilogo cartaceo che contiene tutte le fasi effettuate dall’inizio alla fine, tenendo dunque nota delle fasi effettuate, delle temperature e della pressione raggiunte e dei tempi di processo, fino al suo buon fine. Questo riepilogo costituisce un documento importante di verifica e di tracciabilità del ciclo stesso.
    Processati a dovere, ecco che gli strumenti sono pronti al loro utilizzo in tutta sicurezza.

Laura Dicosimo

  • 8 Giugno 2017